La bottega dell’antiquario: i personaggi di Dickens prendono vita

La bottega dell’antiquario è il quarto romanzo scritto da Charles Dickens, uscito per la prima volta a puntate su rivista tra il 1840-41. Si tratta di un romanzo sociale molto toccante che alterna momenti di ilarità ad altri profondamente toccanti.

I personaggi di questo libro escono dalle pagine e prendono vita grazia al tipo di narrazione e alla maestria dell’autore di mostrare le cose, invece di descriverle.

Nella maggioranza dei casi, la coscienza è un indumento elastico e molto flessibile, che si può tirare assai e si adatta a una gran varietà di circostanze. Certa gente, grazie a un’abile maniera di destreggiarsi e di cavarsela pezzo a pezzo, come un panciotto di flanella nella stagione calda, riesce persino, col tempo, a farne a meno. Ma vi sono altri che sanno mettersi tale indumento e toglierselo a piacere e, siccome questo è il metodo più comodo, è il più usato.

Trama

La storia parte sullo sfondo della bottega di un vecchio antiquario, dove l’uomo anziano vive con la dolce nipote Nell. Ridotti in miseria dal perfido nano Quilp, il vecchio e la giovane Nell, molto legati fra loro, fuggono per paura di essere separati, e iniziano un viaggio peregrinando da Londra fino a posti sconosciuti.

Nel corso del racconto i due incontrano dei personaggi molto particolari, come dei burattinai, un mite maestro, l’ambiziosa proprietaria di un museo di cere, un ammaestratore di cani e un operaio che parla col fuoco della sua fucina.

Durante questo viaggio, in cui continuano ad essere braccati da Quilp e dalle sue macchinazioni, Nell si trova a dover affrontare molte difficoltà come la fame, il freddo e la smania per il gioco d’azzardo del nonno.

Mostra, non raccontare!

Inizio col dire che questa non è una recensione: a mio parere nessuno dovrebbe permettersi di recensire ed eventualmente criticare Charles Dickens. Direi che è più una riflessione sui personaggi di questa lunga storia che vede due protagonisti principali, alcuni comprimari e molti personaggi secondari.

Dickens utilizza d’abitudine il narratore onnisciente, che permette al lettore di avere molte informazioni, alcune nascoste perfino ai protagonisti della storia. In questo modo il lettore impara a conoscere i personaggi molto bene, entra nella loro vita, nella loro testa. Ma le creature di Dickens diventano reali e questo non è merito esclusivo della tipologia di narrazione.

L’autore utilizza la famosa regola che tutti i buoni manuali di scrittura creativa riportano: mostra, non descrivere. Lo “show, don’t tell” che oggi tutti cercando di insegnare, forse si può apprendere con più facilità leggendo La bottega dell’antiquario che divorando una pila di questi manuali.

Vorrei prendere ad esempio Sarah Brass, la sorella dell’avvocato Sansone Brass. Sarah (o Sally in certe versioni) viene descritta come una trentenne d’aspetto magro e ossuto, con un portamento energico e dal viso assolutamente intercambiabile col fratello. Si dice che sul labbro superiore avesse tracce rossicce che potevano essere scambiate per baffi, e che avesse un colorito giallognolo e la sua voce fosse così profonda che era impossibile da dimenticare. Eppure Dickens ne elogia la figura, in modo ironico.

E Sarah non è il solo personaggio che l’autore descrive con un’ironia spiazzante e divertente: ogni apparizione dai modi discutibili, viene trattata con una mancanza di serietà che aiuta il lettore a entrare nel romanzo, e al personaggio a prendere vita.

Questo tipo di atteggiamento però, non viene mai riservato alle presenze “positive”. Nell, il nonno e l’aiutante Kit, ad esempio, vengono descritti con riguardo e con rispetto, ma non per questo risultano meno tridimensionali.

Le comparse: tutte le sfumature dell’animo umano

In questo romanzo Dickens sfoggia un’impressionante stratificazione narrativa composta della trama principale e da diverse sottotrame.

Non è complicato seguirle tutte: Nell e il nonno, Richard “Dick” Swiveller e la Marchesa, il malefico nano Quilp, i fratelli Brass, il caro Kit e altri. Ognuno vive la sua storia, ha la sua linea narrativa che si intreccia magistralmente con le altre.

E ognuno ha un profilo psicologico profondo e ben caratterizzato. Sia i personaggi secondari che le comparse incontrate da Nell e dal vecchio durante il loro viaggio sono il prototipo di un genere di persona. C’è l’approfittatore malgrado tutto, c’è la “donna in carriera” che esalta sé stessa a dispetto della realtà, c’è l’uomo mite e gentile, e c’è chi è malvagio per natura.

Tutti i personaggi, per quanto secondari, si prendono il loro spazio ed emergono nella storia con le loro caratteristiche umane e disumane. C’è una varietà tale di personalità che è impossibile non entrare emotivamente nel romanzo. Leggendo La bottega dell’antiquario si odia e si ama, si cambia idea, si gioisce e ci si addolora.

E si fatica a passare oltre. Forse chi sta scrivendo in questo momento è troppo emotiva o si affeziona eccessivamente, ma da quando ho finito questo romanzo, una settimana fa ormai, non sono ancora riuscita a superarlo e a cominciare un nuovo libro. In fin dei conti è Dickens… posso accettarlo.

Titolo: La bottega dell’antiquario
Autore: Charles Dickens
Casa Editrice: BUR Biblioteca Universale Rizzoli
Genere: Romanzo
Lunghezza: 650 pagine
Titolo originale: The Old Curiosity Shop
Traduzione di: Laura Marchiori



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